La Cina dominatrice assoluta del mercato dell’elettrico? Ecco la prodigiosa soluzione che potrebbe ribaltare tutto.
Tra il Covid e lo scoppio della guerra in Ucraina è apparsa chiara e lampante una cosa, ovvero quanto l’Asia abbia il coltello dalla parte del manico per quanto riguarda le materie prime necessarie per costruire le macchine, prova ne sono i grossi ritardi nelle spedizioni che con il mercato bloccato si sono verificate fino a pochi mesi fa.
![Arma anti Cina](https://www.electricmobility.it/wp-content/uploads/2023/09/Arma-anti-Cina-electricmobility.it-20092023.jpg)
Per fronteggiare questa situazione alcuni colossi europei come Volkswagen si sono rimboccati le maniche per cercare dei rimedi, specialmente con un occhio al futuro, quando i mezzi che vedremo in strada saranno in prevalenza elettrici. E proprio quella delle zero emissioni è una sfida che tocca l’Occidente non solo dal punto di vista ambientale, ma altresì della fattibilità. Ad oggi l’Europa in particolare, è fortemente dipendente della Cina e Taiwan, dove vengono realizzate le batterie per alimentare gli EV.
Questo fa sì che si debba attendere le loro tempistiche e che i prezzi siano squilibrati. Da noi un’auto full electric è ancora molto esosa, da loro le si può trovare anche ad un costo di poco superiore a quello di uno scooter di buona fattura.
Come detto, però, negli uffici e nei laboratori si sta lavorando sodo per cercare alternativi alle cariche agli ioni di litio per come le conosciamo adesso. E un esempio ce lo fornisce quello che vi racconteremo.
Gli Stati Uniti sfidano la Cina per le batterie, la loro scoperta
A rendere il Paese rosso dominatore nella produzione delle batterie, è la presenza sul territorio della grafite, essenziale per gli anodi. La buona notizia è che esiste anche quella sintetica. Si tratta di un elemento composto da carbonio creato al termine del diciannovesimo secolo, per anni impiegato in diverse industrie.
![Batteria auto elettriche, cosa stanno producendo in America](https://www.electricmobility.it/wp-content/uploads/2023/09/Batteria-auto-elettriche-19-9-2023-Electromobility.it_.jpg)
Attualmente il suo sfruttamento sta crescendo e dalla Benchmark Mineral Intelligence è stato stimato che nel 2025 il 65% degli anodi sarà formato da tale sostanza.
Addirittura per un’altra società di analisi, la Mordor Intelligence, l’incremento dell’utilizzo sarà tanto ampio da raggiungere il 40% in più per un valore di 4,2 miliardi di dollari entro il 2028.
Attualmente una batteria contiene tra i 50 e i 100 grammi di grafite, il 90% della quale è raffinata in Cina. Ciò fa sì che vi sia un profluvio di start-up pronte ad investire in questo campo tanto florido e con le prospettive di allargarsi ulteriormente per via dell’aumento della domanda.
Negli States, approfittando dell’Inflaction Reduction Act, alcuni imprenditori hanno azzardato a costruire impianti specializzati in grafite sintetica, adottando tra l’altro metodi decisamente meno inquinanti rispetto al Dragone. A ciò va aggiunto che le prestazioni garantite sono migliori e il costo è solo del 10% superiore. Purtroppo però questi dati non devono far giubilare. Come affermato dall’amministratore delegato della società australiana Novonix Chris Burns, la supremazia asiatica durerà almeno per altri dieci o vent’anni, quindi il processo sarà molto lento.
Fa pensare tuttavia che se l’America si è subito impegnata nell’investire nel materiale sintetico, l’Europa è più titubante. L’unica eccezione è rappresentata dalla Norvegia con la Vianode fondata nel 2020.